Grande architetto e incisore dell’VIII secolo Piranesi (Mogliano Veneto, Treviso, 1720 – Roma, 1778) ci ha lasciato una bellissima collezione di immagini, dettagli architettonici o manufatti artistici, che sono ancora una grande fonte di ispirazione per i visual designer.
Il lavoro di Piranesi spazia dalle vedute di rovine romane alle incisioni di vasi e urne classiche fino alle famose carceri, serie che più di tutte lo caratterizza come artista e progettista. Le tavole di questa serie hanno un’atmosfera pesante e irreale che rendono perfettamente l’aria oppressiva di un ambiente come il penitenziario. Miti: Giovanni Battista Piranesi.
Miti: Giovanni Battista Piranesi
Altri miti qui.
Piranesi nella Wellcome collection
Piranesi al MET (Metropolitan Museum of Art)
Piranesi su Google Arts & Culture
Piranesi su Wikipedia
“I need to produce great ideas, and I believe that if I were commissioned to design a new universe, I would be mad enough to undertake it.”
This statement by Giovanni Battista Piranesi, reported by one of his early biographers, in many ways sums up the man whose dreams of antiquity so often surpassed reality, from his earliest etchings of architectural fantasies to the fanciful restorations of ancient remains that he produced at the end of his career.
«L’autore delle Vedute e delle Antichità Romane non ha certo inventato né il gusto delle rovine, né l’amore per Roma. Un secolo prima di lui, anche Poussin e Claude Gelée [Claude Lorrain] avevano scoperto Roma con occhi nuovi di stranieri; la loro opera si era nutrita di quei luoghi inesauribili. Ma mentre per un Claude Gelée, per un Poussin, Roma era stata soprattutto il mirabile sfondo di una fantasticheria personale o di un discorso di ordine generale, ed un luogo sacro anche, accuratamente purificato da ogni contingenza contemporanea, situato a mezza strada dal divino paese della Favola, è l’Urbe stessa, sotto tutti i suoi aspetti e in tutte le sue implicazioni, dalle più banali alle più insolite, che Piranesi ha fissata ad un certo momento del XVIII secolo, nelle sue migliaia di tavole, insieme aneddotiche e visionarie. Non ha solo esplorato i monumenti antichi da disegnatore che cerchi una prospettiva da riprodurre; ne ha personalmente frugato i ruderi, un po’ per reperirvi le antichità di cui faceva commercio, ma soprattutto per penetrare il segreto delle loro fondazioni, per imparare e per dimostrare come vennero costruiti. È stato archeologo in un’epoca in cui il termine stesso non era in uso corrente»